Il mondo visto da De Andre'

Tre ore di musica e di poesia, avanti e indietro nel tempo di quella lunga storia di poesie musicali che con Fabrizio De Andre' ha gia' fatto la storia della nostra canzone e continua a fare una bellissima cronaca, e che ancora ieri sera ha affascinato la platea del Teatro Brancaccio. Tutto esaurito (1.400 posti) per le serate di concerti romani del cantautore genovese che dovevano essere due e sono poi diventate tre per cercare di accontentare almeno un po' di esclusi. Fra l'altro, per motivi di agibilita', e' stata chiusa una parte della galleria e 300 persone sono rimaste fuori (considerando le repliche saranno in tutto 900), cosi' De Andre' sta pensando di aggiungere un concerto domenica (Gratuito, facendo violenza al mio cuore di genovese). Ieri Fabrizio De Andre' ha regalato trenta canzoni, cantando senza lesinare voce ed emozioni sopra un palco affollato di bravi musicisti e con l'aiuto di tre dolci voci giovani, Danila Satragnano, Laura De Luca e quella di sua figlia Luvi che seduta a gambe incrociate sul palco lo accompagna, in un bellissimo duetto, nella storica Geordie e anche in una toccante Khorakhane', una melodia sugli zingari tratta dal suo ultimo album, Anime Salve che riempie l'intero primo tempo. Sul palco, anche il figlio Cristiano che nel secondo tempo canta due sue belle canzoni (Nel bene e nel male e Invincibili), in una calda atmosfera di luci minimaliste ben diversa da quelle che il regista Pepi Morgia ha scelto per illuminare l'allegria amara di Princesa, la bellissima storia di un travestito brasiliano o la confusione ancora piu' tragica della strage sul Fiume Sand Creek. Dopo gli assoli, nel secondo tempo Cristiano torna a suonare i suoi nove strumenti per accompagnare una lunga carrellata che parte dall'Infanzia di Maria e ripercorre quasi tutta la Buona Novella prima di arrivare ad un bellissmo finale sul Testamento di Tito, ovvero i dieci comandamenti rivisitati in chiave deandreiana. Nella prima versione originale erano una melodia lenta, adesso sono diventati una sferzata di suoni grazie all'arrangiamento di Mark Harris che nel concerto suona le tastiere, insieme con Ellade Bandini alla batteria, Stefano Cerri al basso, Michele Ascolese alla chitarra, Giorgio Cordini al mandolino, Rosario Jermano alle percussioni e Mario Arcario che tra i suoi strumenti da' fiato all'indiano shehnai, nella bellissima interpretazione delle Acciughe fanno il pallone e di Jamin a, un'omaggio alla citta' del cantautore. Che non rimane isolato. Perche' e' cantando in genovese che Fabrizio De Andre' ha scelto di aprire il concerto con Crueza de ma' ed e' con La citta' vecchia che apre i bis che regalano le emozioni di Via del Campo (la via delle prostitute di Genova), di Amico Fragile e di Bocca di Rosa e si chiudono con enfasi sulle note del Pescatore. Genovesi anche gli antichi tarocchi che Emilia Pignatelli ha disposto sul palco per una scenografia che lascia in bocca e sottolinea il senso di emozioni e di magia.

Autore: Arachi Alessandra

Fonte: Corriere della Sera

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